Ci piace parlare con i nostri clienti, anche quando ragioniamo dello stesso argomento.
Per esempio come bilanciare nella comunicazione originalità e immagine aziendale, come superare l’apatia dei consumatori che hanno caselle di posta intasate da messaggi non voluti, come impostare progetti che diano benefici all’azienda con una prospettiva di lungo periodo per superare i limiti del qui ed ora.
Non crediamo che per allungare il passo servano scarpe sempre nuove, quanto un luogo speciale da raggiungere nella mente di chi, ogni giorno, sceglie di portare a casa un prodotto e di non consumarne un altro.
Proprio di questo tema parla uno degli ultimi post di Bernadette Jiwa
intitolato Average Marketing, ovvero di quel marketing che resta nella media, mediocre e ordinario a dispetto degli eccessi della comunicazione a cui assistiamo ogni giorno.
Un intervento breve e illuminante, di cui siamo pronti a parlare ancora
Il marketing ordinario…
Lavora sulla spinta delle emergenze e non per rispondere alle esigenze e ai desideri dei consumatori.
Si focalizza su tattiche di breve termine e non persegue obiettivi di lungo periodo.
È progettato per persuadere le persone, invece di unirle, ispirarle o rallegrarle.
Sprona il cliente a comprare senza creare un sentimento di appartenenza.
Parla a tutti e quindi non parla a nessuno.
Si misura solo con numeri e click.
È fatto apposta per interrompere.
Favorisce l’indifferenza.
Viene dimenticato.
Muore.
Se ci impegniamo sul serio, siamo capaci di creare un marketing che produce i risultati opposti.