La scusa è sempre a portata di mano: il web non funziona, almeno per il tuo settore.
La tua azienda è on-line da un sacco di tempo ma il sito non decolla e l’e-commerce non riceve ordini.
Prima di giungere a conclusioni affrettate e continuare a perdere opportunità (l’83% delle aziende italiane che sono fallite nel 2013 non era sul web), vale la pena scavare un po’ più in profondità nei numeri del tuo sito.
Hai a disposizione una risorsa gratuita chiamata Google Analytics che, se usata, può aiutarti a lavorare con soddisfazione anche sul web.
Il dato su cui voglio portare la tua attenzione è la frequenza di rimbalzo (la trovi in inglese come bounce rate), ovvero la percentuale che indica quanti utenti abbandonano il tuo sito o e-commerce senza interagire. Sembra qualcosa di immateriale, ma in realtà è una situazione molto concreta: è come affacciarsi in un negozio e uscirne dopo aver dato una occhiata di pochi secondi.
Posto che non esiste una frequenza di rimbalzo ottimale perché ogni progetto web ha le sue specificità, posso assicurarti che un dato superiore al 60-70% merita di essere analizzato.
Se ne comprendi le cause, puoi invertire la tendenza e rimetterti in pista.
I motivi che portano gli utenti ad abbandonare il tuo sito possono essere tanti.
Non dovresti mai dimenticare che il dato è costruito sulla base dei comportamenti di persone reali che magari la pensano come te.
Ecco alcune delle cause più comuni:
- sito che si naviga male da smartphone (non ottimizzato responsive)!
- contenuti non allineati con le aspettative
- inviti all’azione non efficaci
- grafica sgangherata
1. La prima cosa da fare è assicurarsi che il sito sia responsive.
La navigazione da mobile registra una crescita esponenziale, in Italia e nel mondo. Ti potrei portare diverse statistiche, ma preferisco che ti guardi intorno. Guarda come usano lo smartphone le persone che ti stanno vicine, guarda come navighi tu.
Lavorare con un sito a misura di smartphone è indispensabile per non far scappare i clienti.
Il sito responsive è diventato da aprile 2015 un fattore che influenza il punteggio assegnato da Google e la visibilità nei risultati di ricerca. Se vuoi saperne di più, ne abbiamo parlato qui.
Non dimenticare che per far buona impressione sul visitatore, devi anche assicurati che il sito si carichi velocemente, diciamo in 3 o 4 secondi al massimo. Quindi via libera a immagini di qualità e leggere quanto basta per il web.
2. Migliorare i contenuti
Quando fai una ricerca su Google ti crei delle aspettative.
Cerchi informazioni di qualità su un prodotto o servizio di cui hai bisogno.
Dimmi un po’, come ti senti quando ti imbatti in contenuti scarsi per forma e contenuto? Io mi sento deluso, ma tu ti potresti sentire anche annoiato, irritato, spazientito.
Per migliorare i contenuti che offriamo ai nostri utenti ci vuole metodo. Vai a vedere il prima possibile le statistiche Google Analytics e prendi di mira le pagine che registrano una frequenza di rimbalzo più alta.
Hug the monster – dicono gli americani. Ovvero prendi il toro per le corna e inizia dalle pagine che rendono di meno.
Ecco alcuni consigli:
- Elimina la fuffa senza rimpianti e concentrati sui benefici dei tuoi prodotti e servizi e su cosa ti rende veramente diverso dalla concorrenza. Per favore, non ammorbare i clienti con frasi da mission impossible ed offri la versione migliore di te stesso.
- Formatta i contenuti per renderli belli da vedere. Eh sì, anche i testi devono essere belli. Hai a disposizione una marea di font ottimizzati per il web, titoli, sottotitoli, grassetti e spazi vuoti da usare con grazia e intelligenza.
- Sfrutta anche un po’ di psicologia per fare breccia nel tuo cliente. Non ci crederai subito, ma se offri un numero limitato di opzioni vendi di più. Puoi mettere in pratica questo principio anche se hai un catalogo molto ampio. Per esempio puoi mettere in evidenza i tuoi 5 best seller.
Per capire quali sono i meccanismi del nostro cervello, ti segnalo la TED Conference di Barry Swartz, lo psicologo che per primo ha studiato il fenomeno. Il video è divertente, dura solo 20 minuti ed ha i sottotitoli in Italiano.
3. Inviti all’azione vivi
Bene, mi hai presentato chi sei e cosa fai.
E ora, che fare? Potresti suggerirmi un’azione da compiere.
Per favore, non chiedermi subito di comprare!
Proprio come se fossi in un negozio reale o seduto al tavolo di una trattativa, accompagnami ancora per un po’, fammi vedere altri prodotti o suggeriscimi altri contenuti.
Gli inviti all’azione (che puoi trovare anche con l’acronimo CTA che sta per call to action) sono ancora più efficaci se inseriti al posto giusto. Anche in questo caso ci viene in aiuto la scienza.
Gli studi di oculometria (lo studio dei movimenti oculari) hanno individuato alcuni schemi (pattern) ricorrenti di lettura.
Puoi sfruttare a tuo vantaggio la prevedibilità degli schemi di lettura, semplicemente assecondandoli.
Organizza i tuoi inviti all’azione secondo lo schema della zeta (Z – pattern).

A) logo / presentazione
B) e C) offri dei vantaggi
D) invita all’azione.
Se hai dubbi, guardati in giro e impara dai migliori!

4. Grafica sgangherata
Una grafica sgangherata è una grafica malridotta dal tempo e dalla tua incuria. Anche se non ti piace sentirtelo ricordare, l’immagine del tuo sito internet deve essere periodicamente curata e rinfrescata. Proprio come la tua rete vendita che ogni giorno scende in campo con barba fatta e abiti freschi, il tuo sito internet merita la possibilità di fare bene il suo lavoro.
Se decidi di mettere in pratica quello che ci siamo detti, e mi auguro davvero per te che lo farai, fammi sapere come è andata e cosa ha funzionato di più per la tua attività.